Una favola triste

“C’era una volta un mago malefico che teneva un intero paese sotto un tremendo incantesimo. Anche i compagni del mago avevano la mente annebbiata dal sortilegio, eppure alcuni di loro erano state in passato delle persone dotate di un po’ di saggezza. Le cose andavano malissimo in quel paese, i poveri erano aumentati e i ricchi avevano sempre più soldi, i ragazzi erano stati trasformati in crisalidi e anestetizzati, le donne erano state illuse con false promesse di mondanità, trasformate in bellissime bambole di gomma meccaniche e poi usate per fare sesso selvaggio, le persone sole e i malati erano stati abbandonati, chi arrivava dalla guerra a chiedere aiuto veniva abbattuto freddamente, nelle scuole si infondeva nei bambini un senso di falsa sicurezza e di appiattimento mentale, ciò avveniva attraverso i libri che erano stati appositamente modificati con una atto di magia, di cui nessuno si era reso conto, neanche i professori. Intanto un gas venefico che annebbiava la mente veniva diffuso nella popolazione attraverso i televisori, era il modo più facile e indolore, tutte le famiglie avevano un televisore in casa, bastava sintonizzarsi la sera, verso le 20.00, sui canali più seguiti e un magico senso di benessere pervadeva ognuno, era come se non ci fosse più alcun problema. Così il mago cattivo poteva continuare a dilaniare tutte le ricchezze di quel bellissimo paese senza che nessuno si rendesse conto dei tesori che stava perdendo. In realtà c’era qualcuno che resisteva al gas anestetizzante, erano pochissimi individui, ma quando questi parlavano, cercando di aprire gli occhi agli altri, la loro voce, per magia, diventava muta e quindi i loro discorsi non servivano a nulla. Altri erano così confusi che continuavano imperterriti ad accusare il mago di colpe gravi che lui era subito capace di far apparire, con le sue arti magiche, come qualità ineccepibili. E poi c’è anche da dire che molti si rassegnavano pensando “finché abbiamo da mangiare che ci importa” e tiravano avanti così. Intanto l’anestesia cresceva ogni giorno di più perché il veleno del mago veniva progressivamente potenziato per paura che qualcuno potesse divenire insensibile, così ci furono persone che cominciarono a non parlare più, mugugnavano solamente o ridevano stupidamente in un verso sempre uguale; altri divennero quasi sordi e non ascoltavano più e se ascoltavano non capivano, intanto ridevano anche loro per la maggior parte del tempo. Ci fu qualcuno tra i compagni del mago che un giorno per errore non prese la sua dose di veleno e divenne improvvisamente lucido, toccò anche a lui la stessa sorte, rimanere inascoltato o del tutto invisibile. Incredibilmente tutto procedeva in un’apparente tranquillità: nelle scuole i maestri bocciavano i bambini normali e scacciavano quelli con handicap o di pelle scura, negli ospedali i medici e gli infermieri sbagliavano continuamente le diagnosi e le terapie, perché facevano turni massacranti, il mago ne approfittava subito per abolire quel tale ospedale o quella tale scuola dove in passato lo Stato aveva garantito salute e istruzione a tutti. Mentre in quel paese il mago diventava sempre più ricco e potente, nei paesi vicini, dove il suo veleno non arrivava, tutti capivano chi era veramente, ridevano di lui e sopratutto del suo popolo, ebete e inerte, non si spiegavano come tutto ciò fosse potuto accadere, ridevano perché in fondo, sapevano che la situazione poteva anche far loro comodo, in certe situazioni era meglio avere come vicino un paese debole a cui addossare possibili colpe. Di questo ovviamente il mago non si rendeva conto e comunque non se ne curava, accecato dalla sua sete di potere.

Tutto continuava allo stesso modo nello sfortunato bellissimo paese: nessuno si lamentava, avrebbero potuto unirsi tutti e scendere tutti, milioni di persone insieme, davanti al castello del mago, rimanere lì finché non l’avessero convinto ad abbandonare il paese, sarebbero riusciti sicuramente se solo fossero stati tutti uniti, ma era impossibile, perché erano tutti vittime del veleno del mago, si arrabbiavano solo con l’impiegato della posta che non era abbastanza veloce a spedire la raccomandata, con il professore che sembrava non sapesse insegnare o con il medico che sembrava non sapesse curare, poi la domenica andavano al ristorante o andavano al mare e passavano il loro tempo a ridere e gozzovigliare, senza mai riuscire a liberarsi dall’anestesia.”

- Ecco, bambini, vi ho raccontato questa favola perché spero che voi, che avete una mente pulita, possiate essere immuni da questo veleno, spero che voi abbiate occhi nuovi e diversi, il veleno di certi maghi è come una nebbia che ci circonda completamente e finché non si esce dalla nebbia non ci si rende conto di quanto la nebbia possa bloccare la nostra visuale, la nostra intelligenza e la nostra libertà.

 

(Carmen Gerace)