Vento e sogni

Dal suo angolino nascosto Lisa guardava la nonna che dava istruzioni alle cameriere in tono brusco e imperioso. La lunga gonna nera sembrava frusciare minacciosamente e tutti correvano ad obbedire agli ordini. Quella mattina la nonna era arrivata all’improvviso a mettere scompiglio nella grande cucina dell’albergo, ma in genere quello era il regno della cuoca, Gigliola, un donnone, con la faccia rossa e le braccia robuste, sempre pronta a dare ordini e rimproverare. A Lisa Gigliola sembrava temibile quasi quanto la nonna e per non farsi vedere si appiattì ancora di più dietro la grossa credenza, il suo nascondiglio preferito.

A lei piaceva nascondersi in quella enorme cucina e fare finta che gli altri non esistessero. C’era buio e un inverosimile numero di oggetti che sembravano ammucchiati senza alcun criterio. Si era portata un pezzo di pane nel suo nascondiglio e se lo mangiò lentamente lasciando libero campo alla fantasia.

- Questo è il gran banchetto che mi hanno preparato le mie ancelle; la mia mamma mi aspetta al di là dal mare ed è già pronta la bellissima nave dorata che mi porterà da lei.

Dietro la credenza,  sopra un armadietto, pieno zeppo di bicchieri e tazzine, c’era una finestrina da cui si vedeva il mare. Lisa aveva imparato ad arrampicarsi di nascosto per guardare fuori. Il mare si intravedeva appena, ma era celeste e limpido. Lei sognava di scappare sull’acqua per raggiungere la sua mamma.

Nella sua vita solitaria era però comparso un amico. Un grosso albero sporgeva i suoi rami fin quasi a toccare la finestrina e tutte le volte che Lisa riusciva ad affacciarsi vedeva un pappagallino di un bel colore verde brillante che sembrava fermo su un ramo ad aspettarla. Aveva una testina rotonda, una lunga coda, anche questa verde, che spenzolava all’ingiù e due occhietti vispi e comunicativi. Lisa aveva cominciato a confidarsi con lui, gli raccontava che nessuno giocava mai con lei, che aveva paura della nonna, che le mancava tantissimo la sua mamma che rideva e inventava giochi. Il pappagallino la fissava serio, sembrava ascoltare attentamente e a volte, se stava beccando una bacca, si interrompeva e sollevava il capo per guardarla meglio. Lei si era convinta che veramente capisse quello che gli stava dicendo.

Quel giorno, all’improvviso, il pappagallino le rivolse la parola. Lisa rimase così sbigottita che per poco non precipitò giù, trascinando con sé l’armadietto con tutti i bicchieri.

- Tu parli!!! Parli!

- Ma sì che parlo! E ti ho anche ascoltata per tanto tempo! Ci siamo fatti compagnia, vero? Sai anch’io mi sento solo, sono scappato qui, ho lasciato i miei compagni, non ce la facevo più. Ce l’hanno tutti con noi, dicono che siamo diventati troppi e che rubiamo il cibo agli uccellini del posto. Noi veniamo dal Brasile, sai? Ci hanno portato qui e adesso non ci vogliono più. Vuoi…

- Lisa! Dove sei? Cosa stai facendo? Vieni subito qui!

Era Gigliola! Spaventatissima Lisa si volse verso il pappagallino, si mise un dito sulla bocca per indicare massima segretezza, chiuse delicatamente la finestrina e scivolò via.

I giorni passarono e Lisa non riusciva ad avvicinarsi di nascosto alla finestrina.

- E se ho sognato tutto? – pensava – Magari non è vero che era un pappagallino magico! O forse sì e non mi aspetterà, io rimarrò sempre chiusa qui dentro! E non mi aiuterà a tornare dalla mia mamma!

Quando finalmente riuscì ad affacciarsi volse subito gli occhi verso l’albero. Era una giornata di sole quasi abbagliante, il mare splendeva in lontananza e il pappagallino era lì, più verde che mai. Stava rosicchiando qualcosa con il suo lungo becco appuntito e pareva proprio che la stesse aspettando. A vederlo si sentì travolta da un’ondata di felicità e cominciò in modo concitato a confidarsi con lui.

- Basta, non ne posso più, devo scappare! A ogni costo!! Ma tu sei proprio magico? E mi aiuterai?

Lui finì con calma di mangiare, scrollò un po’ le ali e alzò la testa.

- Allora andiamo, sei pronta?

- Pronta per cosa? – chiese Lisa ma non era affatto preoccupata e già si sentiva leggerissima.

Si accorse che stava scivolando fuori, si ritrovò prima sul ramo e poi, libera, iniziò a volare sicura nell’aria.

- Che meraviglia!

Si mise a cantare dalla gioia mentre con la mano sfiorava la zampetta del pappagallino che le volava accanto e tutti e due cominciavano a fare capriole nel cielo, rotolandosi, urtandosi e ridendo.

- Andiamo al mare, vero? – chiese Lisa alzando la voce per farsi sentire sopra il rumore del vento.

- Certo! – rispose contento il pappagallino – È tanto tempo che leggo questo desiderio nei tuoi occhi.

Lei fu commossa da questa risposta e per nasconderlo accentuò ancora gli scherzi e le capriole. Che felicità avere un amico! Quando il sole cominciò ad abbassarsi smisero di giocare nell’aria e scesero sulla spiaggia. Lisa si sedette sulla sabbia, togliendosi i sandali per sentire il tepore dell’acqua sui piedi nudi e lui si accomodò accanto a lei. Era il momento delle confidenze.

La quiete però durò poco. Il pappagallino le stava raccontando la sua vita nell’enorme stormo dove aveva vissuto là in città, all’interno di una grande villa tra l’ostilità di tanti.

- Ci accusano di rubare la frutta, sai? – diceva in tono accorato – E di togliere il cibo ai passeri. E dicono che ci siamo moltiplicati tantissimo, troppo, in poco tempo. Ma non è giusto,  non siamo mica noi che abbiamo deciso di venire qui! Alla fine lì non ci stavo più bene, sognavo la terra lontanissima da cui venivano i miei nonni, il Sudamerica. Lo immaginavo bellissimo come nei loro racconti, caldo, pieno di acque e di foreste. Ad  un certo punto me ne sono andato, non sapevo bene cosa volevo fare, magari speravo di arrivare in Brasile. Poi ho trovato te.

Lisa lo ascoltava assorta.

- Stavi insieme con i tuoi fratelli e sorelle nello stormo? E non ti è dispiaciuto lasciarli? A me manca tanto la mia mamma! E tu non ti senti solo?  

Voleva chiedergli dove avesse trovato i suoi poteri magici e perché non li avesse usati per tornare in Brasile. Ma non ebbe il tempo di dire niente perché una raffica violentissima di vento li sollevò all’improvviso e li fece volare di nuovo nell’aria. Questa volta però non sembrava un gioco, stava per venire il buio e cominciava a fare freddo.

- Che succede? Dove andiamo? – urlò Lisa spaventata, ma il pappagallino era troppo occupato a lottare con la furia degli elementi e non poteva sentirla.

La tempesta durò a lungo, non si vedeva a un palmo di distanza e la terra buia sembrava pericolosamente vicina.

- E se non riuscissi più a volare? – pensò Lisa.

Aveva ormai perso completamente il controllo e non vedeva più il pappagallino. Era sfinita, chiuse gli occhi e si lasciò andare. Fu una strana esperienza: il vento la portava via con sé, posti diversi apparivano e scomparivano con grande velocità, senza che lei avesse il tempo di fermarsi.

Vide la grande foresta di cui lui le aveva parlato, popolata da piante enormi e uccelli chiassosi e cercò invano di afferrarsi a un albero, ma il vento la strappò via. Approdò per un attimo su una barca, quella che vedeva all’orizzonte quando si sporgeva dalla finestrina e desiderava così tanto fuggire. Sfiorò il ponte con i piedi, cercò di afferrarsi all’albero maestro ma non riuscì a rimanere a bordo e la vide allontanarsi mentre lei continuava a turbinare nell’aria. E poi, in rapida successione e senza mai riuscire a fermarsi, arrivò nella sua cameretta in città, ma non ebbe nemmeno il tempo di ritrovare le cose che le erano tanto mancate: i suoi giocattoli, i libri. Passò al volo sopra al piccolo parco giochi, con gli scivoli e le altalene e fu catapultata nella buia cucina dell’albergo della nonna. Erano tutte là, Gigliola se ne stava abbattuta in un angolo a guardare nel vuoto e c’era persino la mamma che sembrava spaventatissima.

- È colpa mia, lo so – diceva la nonna piangendo.

Lisa cercò disperatamente di fermarsi, di scendere e parlare ma anche questa volta il vento la trascinò via.

Alla fine il vento la lasciò cadere sulla sabbia e lì accanto, finalmente ritrovò il pappagallino. Era  stremato e intirizzito ma si mise a fare capriole dalla gioia nel rivederla. Lisa lo prese fra le mani per scaldarlo, tremava dal freddo ma era l’alba ormai e stava spuntando il sole, già i raggi cominciavano a scaldarli. Lui le raccontò che era stato trascinato nel suo stormo ma non aveva potuto fermarsi, che aveva rivisto la sua famiglia e avrebbe tanto voluto scendere. Lisa si mise a ridere.

- E pensare che ce ne volevamo tanto andare, tutti e due! Anche io volevo proprio fermarmi, sai? Mi sono accorta che mi mancava tutto, persino Gigliola! E poi ho tanta fame! Dai, usiamo i tuoi poteri magici per tornarcene a casa. Ma tu mi verrai a trovare, vero?

- Sì, sempre! Sempre!! – rispose il pappagallino – Ma devo dirti una cosa: i miei poteri magici finiranno presto. Io lo sapevo ma ne ho approfittato per trovare te e ora li userò l’ultima volta per farci volare fino a casa. Poi verrò sempre sull’albero davanti alla tua finestra, dovunque tu sia, e noi ci faremo compagnia lo stesso.

E così, anche quando erano ormai tornati a casa e alla vita consueta, appena possibile Lisa apriva la finestra e si trovava davanti il pappagallino, il suo grande amico, che la ascoltava intento, sollevando la sua testina rotonda mentre lei gli faceva le sue confidenze.

Eliana Tribalto