Diafano, Drastica, Argo e Neve

Diafano

Eccomi qua, un semplice ragazzo di nove anni, nato e cresciuto a Palmeto. Mi chiamo Diafano Cristallini, noto come l’“extraterrestre” per colpa del mio colorito verdastro e per il fatto che non riesco a rapportarmi con gli altri, ma non pensate male, non sono asociale! Considerate che sono talmente brutto da aver fatto svenire mia mamma appena nata. Bene, ora avete capito come la mia vita sia nettamente diversa da quella degli altri, comunque scusate tanto ma ora vado a dormire.

Buongiorno, non so perché ma questa giornata ha l’oro in bocca, vado a salutare i miei genitori.

- Mamma, papà, buongiorno! – dissi davanti alla porta della camera da letto dei miei genitori.

- Ma perché non mi rispondono? – penso.

Allora insistetti più volte ma senza nessun risultato. Aprii la porta ma niente, mi era preso il panico. Scesi frettolosamente già in strada. Nessuno neanche lì, nessuna forma di vita.

- E il traffico? – urlai.

Mi mancava, mi mancava il traffico… scherziamo? Allora pensai che ci fosse una festa in spiaggia così corsi disperato verso il lungomare. Girai l’ultimo angolo con il cuore in gola, mi voltai e scoprii che non erano neanche lì, cercai anche in salumeria e in libreria, ma non erano da nessuna parte. Allora con tutto il fiato in gola feci un bel respiro.

- Ma dove siete tutti? – dissi – Perché mi avete lasciato? Vi odio!!!

Tra una ricerca e l’altra incontrai un cane.

- Che felicità, un essere vivente. Ti voglio chiamare Argo! Sembra che ti piaccia, scodinzoli.

Per la felicità lo portai a mangiare alla Seppia d’oro, il ristorante più popolare di Palmeto. Beh, ormai popolare è una parola grossa. Wow, sono anche simpatico in situazioni drastiche. Appena finito, andai con Argo alla piazza principale dove avremmo passato la notte, lì incontrai un gatto e lo chiamai Neve per il suo pelo bianco. Mi addormentai con un nodo in gola e un sorriso stampato sulla faccia, abbracciato ai miei nuovi amici.

- Buongiorno dormiglioni – dissi ad Argo e Neve – Dobbiamo andare!

Così loro, senza indugio, si alzarono e mi seguirono.

- Ma dove ci starà portando? – chiese Neve ad Argo.

- E che ne so, sono un cane – rispose – e non un veggente!

Dopo qualche minuto si ritrovarono sulla spiaggia dove udirono una musica provenire dal faro, così andarono a vedere chi fosse a suonarla. Aprirono la porta e … chi c’era? Una bambina. L’abbracciai forte. Ci presentammo e lei mi offrì una tazza di tè e mi spiegò la situazione.

- Gli scienziati si sono accorti che un meteorite stava precipitando e come traiettoria aveva la Terra, così scoppiò un allarme di evacuazione che consisteva nel salire su enormi navicelle in direzione di un pianeta abitabile con le stesse temperature della Terra.

Lei aveva deciso di non andare perché si era ripromessa più volte di morire con un atto di eroismo nei confronti della Terra.

- Vigliacchi! Prima riducono la Terra in spazzatura e poi per una collisione scappano a gambe levate e mi lasciano qua! – dissi io – Dovete marcire su quelle astronavi, avete sentito?

Per tranquillizzarlo e rincuorarlo la ragazza gli disse che sarebbe morto con coraggio e gli raccontò delle storie finché non arrivò l’ora dell’impatto, ma a parte il provare il brivido sulla pelle e una sensazione strana non successe niente.

- Non siamo morti! – dissi rincuorato, ma malinconico.

- E pensare che gli scienziati avevano fatto i calcoli più volte, che gente ignobile e senza scrupoli – disse.

- Ora quella alterata mi sembri tu – dissi io in tono sarcastico.

Mi diede un buffetto sulla guancia. Mi avvicinai al mare e vidi un delfino che mi guardava, cercai di distogliere lo sguardo, ma lui mi disse che si chiamava Iorad e mi salutò. Io non volevo credere che parlasse, ma lui mi rispose che la loro specie aveva sempre avuto le capacità di farlo, ma non si fidava degli umani. Poi continuò dicendo che io dovevo costruire un mondo nuovo, migliore, insieme a Drastica.

Io annuii ma Drastica si rifiutò, così ci siamo salutati, ho abbracciato Argo e Neve e sono salito sul dorso del delfino e ci avviamo verso il nostro tragitto.  Ad un certo punto pensai a Drastica che aveva rifiutato quell’opportunità e cosa stesse facendo.

- Speriamo di rincontrarla, ma fino ad allora penserò costantemente a lei, credo di aver preso una cotta!

 

Drastica

Drastica: perché volete abbandonare in questo modo la Terra? Magari i calcoli degli scienziati sono sbagliati

Papà: ma non possiamo rischiare!

Drastica: preferisco morire a casa mia che vivere settant’anni in un’astronave.

Papà (singhiozzando): ma non possiamo lasciarti qui, sei nostra figlia!

Drastica: non mi importa! Io non mi muovo da qui!

[Un po’ di tempo dopo]

Drastica: sono qui nel faro da tanto tempo, al punto di diventare pazza, parlando addirittura col mio riflesso dello specchio. (ora inizio a suonare)

[Pochi minuti dopo, attratto dalla musica, arriva un ragazzo]

Diafano: finalmente qualcuno si fa vivo, è tutto il tempo che cerco esseri umani, ma vi state nascondendo da me? Sembra che me lo fate apposta …

Drastica:e tu che ci fai qui? Non vuoi salvarti come tutti gli adulti?

Diafano: quale salvataggio?

Drastica: quello dal meteorite, con l’astronave. Non sai niente?

Diafano: quale meteorite? Quale astronave?

Drastica: ok, ok, ti dirò tutto dall’inizio. Degli scienziati calcolarono che un meteorite avrebbe colpito e distrutto la Terra e dopo aver scoperto un pianeta gemello, costruirono un’astronave per arrivarci … Io sono rimasta qui.

Diafano: e quindi è per questo che non c’è nessuno?

Drastica: esatto!

A questo punto Diafano entrò nel panico più totale, fino a quando attivò il momento: ci furono tre boati, uno più forte dell’altro, che però non distrussero la Terra, ma la danneggiarono, pronta per un mondo migliore.

Drastica, una bambina eccitata, simpatica ed elettrica, aspetta con Diafano quella che doveva essere la fine del mondo, che farà della Terra, piena di sporcizia e spazzatura, insieme a Diafano, un mondo migliore.

 

Argo

Era una sera come tutte le altre, da quando tutti gli uomini erano scomparsi per un motivo a me sconosciuto, camminando sulla riva del mare, mi accorgo di un cucciolo umano con il muso rattristato come il mio. Volendo fare conoscenze nuove, mi avvicino verso di lui correndo e anche lui inizia a correre, alla fine ci ritroviamo a giocare come due cuccioli. E da lì nacque la nostra amicizia. Col tempo il nostro duo diventò un trio, facemmo la conoscenza di un gattino col pelo soffice come la neve, da cui prese il nome. Stretta la nostra amicizia con Neve, il nostro gruppo si allargò ulteriormente. Facemmo la conoscenza di Drastica. I due umani parlavano molto tra di loro, mi pareva di aver capito che Drastica gli stava spiegando il motivo per cui eravamo rimasti soli sulla Terra, ma io e Neve non capimmo molto. Quando la loro discussione si interruppe, sentimmo una scossa che portò ad un grosso temporale, ma io e Neve stiamo stati tutto il tempo sotto a un tavolo. Il temporale durò circa mezz’ora, poi il cielo tornò a splendere. Non si sa come, ma insieme forse ne saremmo usciti, avremmo ricostruito il mondo senza tutto quell’inquinamento, quell’odio, quell’orgoglio … un mondo migliore.

 

Neve

Ormai sono ore che passeggio lungo la strada della mia città completamente vuota, è come se tutte le forme di vita si siano estinte. Ho fame, credo che andrò a prendermi qualcosa da mangiare. Conosco un buon ristorante dove fanno del buon pesce. Riconosco l’edificio già da qui, quell’edificio strano a forma di cubo trasparente. Me lo ricordo benissimo perché fu la prima cosa che vidi quando aprii gli occhi per la prima volta. Sento degli strani rumori, provengono dalla cucina. Ho deciso, vado a vedere. C’è un cane nero, è cento volte più grosso di me, ho paura. Ho deciso, mi conviene scappare.

Vedo una mensola, se ci salto sopra, quel cagnaccio cattivo non mi potrà prendere. Mancano pochi metri, devo saltare. Finalmente mi sono messa in salvo, non ci tenevo a diventare un gatto a pezzettini, sto bene, anche da gatto intero. Sento una voce di bambino che fa un discorso strano. È abbastanza brutto, mi fa quasi svenire. Alla fine del discorso ha detto di volermi chiamare neve, mi piace come nome.

Ho scoperto che il bambino si chiama Diafano, è simpatico, anche il cagnaccio comincia ad essere più simpatico. È passato qualche giorno dal mio incontro con Diafano e il cagnaccio. Prima io e il cagnaccio abbiamo visto Diafano parlare con una ragazza, sembra un po’ pazza. Dice di chiamarsi Drastica. Ci sta spiegando perché siamo rimasti solo noi, dice che ci sarà la fine del mondo e che sono scappati tutti con delle astronavi. Ho un po’ paura, speriamo bene! Drastica non mi sembra molto preoccupata. Dovremmo prendere esempio da lei, ma come si fa? Mancano pochi minuti alla fine di tutto, l’ansia comincia a crescere. Drastica appare sempre più felice ed eccitata. Manca pochissimo, è questione di pochi secondi. Trema tutto, mi viene da vomitare. Mi reggo stretta al cagnaccio che ormai sembra che sia diventato il mio migliore amico. Sento un forte rumore. È ritornato tutto come prima. Non ci posso credere, non siamo morti, siamo tutti e quattro qui insieme per ricominciare una nuova vita.

 

I ragazzi della II D della Scuola Media Margherita Hack di Roma, a.s. 2015-2016