L'avventura di Pinco Pallino

 

Pinco Pallino sentiva, sempre più lontano, la voce della maestra Bella Cuore e del maestro Ciccio Chiappa: “Scendete le scale con estrema attenzione... di chi è quel giacchetto rosso per terra? Prendetelo e poi vedremo a chi appartiene!”. Pinco Pallino, immobile,fissava le scale che, poco prima, aveva salito con i compagni, oscillare paurosamente di qua e di là, di là e di qua..fino ad essere assorbite in un vortice d’aria e a sparire completamente! Cadde a terra e rimase lì, in quello spazio tra il velario ed il tetto del Teatro Argentina, che aveva avuto l’onore di visitare quella mattina, con la sua classe, la II Z della scuola “Monelli Birboncelli”. Rimase svenuto finchè sentì uno strano rumore e vide, davanti a lui, un coniglietto bianco che lo prese per mano e lo condusse davanti ad una porta,apparsa all’improvviso dal nulla...e si vide una luce abbagliante che li risucchiò nel nulla. Quando riaprì gli occhi , si trovò da solo, seduto in mezzo all’erba alta, girò la testa a destra e a sinistra, a sinistra e a destra, ma non vide nessuno. Allora prese coraggio e cominciò a camminare lungo un sentiero che lo condusse ad una grande radura dove c’erano tanti alberi, cespugli, erba, ruscelli e tantissimi animali! Il bambino si avvicinò ad un gruppo di leoni, il più grande, stava narrando una storia avventurosa ad i suoi nipoti leoncini, che lo ascoltavano rapiti. Pinco Pallino rimase con loro (che differenza dalle sue serate trascorse davanti ai videogiochi!), finchè si addormentò, tranquillo e sereno. Al risveglio una mamma giraffa era al ruscello, che scorreva limpido, un’altra, in una tinozza, lavava i suoi piccoli usando un sapone strano che non produceva bollicine (tanto belle, ma che tanto inquinano i mari!) con un profumo buonissimo di cenere, erba, acqua e olio. Pinco sentiva crescere in lui tanta serenità: in quel mondo non esisteva fretta, ognuno svolgeva il proprio compito con piacere, i piccoli erano ubbidienti perché sapevano che quello che gli veniva detto di fare era giusto, si preparavano per la scuola senza capricci, anzi, canticchiando. Il bambino li seguì una giornata intera e vide anche la loro “scuola”: era un prato immenso, senza cartacce o altri rifiuti a terra, con tronchi come banchi e sedie, fiori come pallottolieri, fili d’erba e bastoncini come penne per scrivere su tavolette di sabbia o di terra. I maestri Leo Ne ed Ele Fante spiegavano ai cuccioli la storia, la geografia, la matematica senza fatica, solo ogni tanto dovevano richiamare i piccoli più vivaci: “In fondo gli alunni si assomigliano un po’ tutti !!!”, pensava Pinco Pallino… “Che mondo fantastico, con i nonni che raccontano ancora le fiabe…. acque pulite, prati bellissimi e la natura rispettata; senza la fretta di tutti i giorni... “SVEGLIA, SVEGLIA!” chiamava la mamma, non ricordi che oggi andrete in visita al Teatro Argentina? Svelto! ..ma è già un bel pezzo che cerco per tutta casa il giacchetto rosso …come può essere sparito..? Tu ne sai qualcosa..?”

 

(classe II C Scuola primaria Giulio Cesare anno scolastico 2009 - 2010)