Quando meno te l'aspetti

Diafano non riusciva ad essere felice perché sembrava che nessuno volesse diventare suo amico. Si sforzava di entrare in contatto con gli altri, ma ogni volta veniva respinto dolorosamente e con il passare del tempo si era sempre più chiuso in se stesso ed era diventato svogliato e scontroso. Aveva da poco compiuto dieci anni, viveva in una misera catapecchia fuori città e per questo la mattina per arrivare a scuola in tempo doveva svegliarsi all’alba ed affrontare un lungo viaggio con la bicicletta vecchia e arrugginita, che era appartenuta a suo nonno. Poiché il padre, falegname, lavorava sempre e la madre era malata, Diafano oltre a studiare doveva badare al suo fratellino ed ogni tanto fare dei lavoretti per aiutare la famiglia in difficoltà. Nonostante tutto però, Diafano era orgoglioso del suo modo di essere e cercava in tutti i modi di mettere in pratica gli insegnamenti di sua madre, una donna dolcissima che lo esortava sempre a pensare positivo. Gli mancava tanto un amico, ma era sicuro che prima o poi ne avrebbe trovato uno. In una notte buia e tempestosa, mentre Diafano stava studiando a lume di candela, improvvisamente un violento colpo di vento spalancò la finestra e spense la tenue fiamma. Fu in quel momento che da fuori entrò una foglia che brillava nell’oscurità. Dopo aver volteggiato a lungo per la stanza, si fermò proprio davanti al naso di Diafano che l’osservava stupito ed incredibilmente cominciò a parlare.

- La vita ti sta riservando delle prove molto dure per un ragazzino della tua età – disse la foglia – ma da stanotte tutto cambierà. Portami con te ed esaudirò ogni tuo desiderio. Ma fai attenzione, però, perché se chiederai cose ingiuste la magia svanirà o potrebbe addirittura ritorcersi contro di te.

Diafano rimase senza parole, quasi impietrito dalla meraviglia per almeno dieci minuti, poi si riprese e senza fare nessuna domanda mise la foglia nella tasca dei pantaloni. Assalito da una stanchezza indescrivibile, crollò sul letto e si addormentò profondamente. La mattina dopo non sentì il gallo cantare e si svegliò tardissimo. Era davvero disperato, perché non sarebbe mai arrivato in tempo a scuola e non sapeva come fare. Poi però si ricordò della foglia, la prese in mano, salì sulla bicicletta e desiderò ardentemente di arrivare in classe il prima possibile. Si udì in cielo il rombo di un tuono assordante ed incredibilmente la bicicletta si alzò in volo e, dopo pochi istanti, planò dolcemente davanti al portone della scuola e Diafano si accomodò al suo banco, proprio mentre suonava la campanella della prima ora. Durante la lezione andò tutto bene e il ragazzo, che era molto bravo, prese anche un bel voto in matematica. Ma poi, come al solito, i problemi cominciarono a ricreazione. I compagni lo prendevano in giro in tutti i modi e facevano addirittura a gara per inventare gli slogan più offensivi su di lui.

- Sei senza futuro – gli dicevano – Un secchione povero e sporco come te non si è mai visto sulla faccia della terra. Farai sicuramente una fine orribile.

Il più spietato di tutti era un ragazzo, soprannominato Caciotta, perché i suoi piedi puzzavano di formaggio muffo, anche se nessuno aveva il coraggio di dirglielo in faccia.

- Vediamo un po’ cosa ti ha preparato oggi di buono la mammina – disse Caciotta con un ghigno malefico, mentre si apprestava come al solito a rubare la merenda di Diafano, che però questa volta sentì dentro di sé la forza di reagire.

Infilò una mano in tasca, strinse la foglia e desiderò intensamente di fermare quel malvagio individuo. Quando Caciotta mise la mano nello zaino, urlò di dolore come un animale ferito e tirò fuori le dita terribilmente ustionate.

- Non so cosa hai messo nel tuo zaino – ringhiò – ma te ne pentirai amaramente. Ci vediamo fuori per pareggiare i conti.

All’uscita Caciotta disse a Diafano di seguirlo sulla riva del fiume, dove a quell’ora non c’era nessuno. Diafano per un attimo ebbe la tentazione di scappare a casa, ma poi decise che doveva assolutamente affrontare quella situazione che si trascinava già da troppo tempo e così andò. Sulla riva del fiume c’erano tutti i ragazzi della classe che erano venuti a fare il tifo per il Caciotta. Quel bullo cominciò subito ad insultare Diafano, urlando frasi irripetibili. Il ragazzo cercò di calmarlo, di giustificarsi, ma non ci fu verso e alla fine Caciotta, livido di rabbia, si gettò contro di lui per colpirlo. Diafano però, con un riflesso prodigioso, si scansò all’ultimo momento e il suo avversario precipitò in acqua con un tonfo che suscitò l’ilarità di tutti i presenti. Caciotta, però, che non sapeva nuotare, iniziò subito ad annaspare e a bere: rischiava davvero di annegare e i suoi amici continuavano a ridere senza accorgersi di niente.

- Sei felice adesso? – sussurrò la foglia a Diafano – Ti puoi finalmente liberare di lui.

Il ragazzo per un attimo rimase impietrito, ma poi si scosse e senza pensarci oltre si tuffò nell’acqua torbida del fiume. Lottò contro la corrente impetuosa e nuotando vigorosamente raggiunse Caciotta che gridava come un pazzo e mentre si dimenava lo trasse a riva. Caciotta più morto che vivo riuscì a mettersi in piedi con grande difficoltà, guardò a lungo Diafano negli occhi e poi lo abbracciò scoppiando in lacrime tra gli applausi degli altri ragazzi.

- Ormai non hai più bisogno di me – disse la foglia.

E mossa da un vento magico si alzò in volo e sparì nel cielo.

 

Racconto della V A dell'I.C. Montezemolo plesso Tintoretto insegnante Loredana Campagna (a.s. 2013 - 2014)